Domani il Man di Nuoro compie un anno. Cristiana Collu, giovane e dinamica direttrice, racconta la sua scommessa

Come portare l'arte contemporanea in Barbagia. Senza localismi

Il Man, museo d'arte contemporanea della Provincia di Nuoro, compie domani un anno di vita. E lo festeggerà inaugurando una doppia mostra fotografica: le immagini di Richard Billingham presentate il mese scorso alla British Academy di Londra e una parte della ricca raccolta della Galleria civica di Modena. Il Man è ancora un bambino che muove i primi passi ma è già un sicuro punto di riferimento grazie a proposte che hanno accostato classici del Novecento come De Chirico e Bruno Munari a sardi contemporanei da riscoprire. Come Antonio Secci o Vincenzo Satta. Puntando anche su artisti attualissimi come Basilé e Galliano o su forme d'espressione come il video e la musica.

"L'idea del bilancio non mi piace - dice la direttrice Cristiana Collu - anche perché il museo è un istituzione permanente che viene aperta per non chiudersi mai e per proiettarsi nel futuro. Ma abbiamo staccato 12 mila biglietti. Non riesco a collocare questo dato in un contesto: se dicessi la cifra al direttore di un museo della penisola probabilmente riderebbe. In Sardegna, invece, non saprei dire se è una cifra positivaŠ"

Anche perché trattandosi per ora dell'unico museo d'arte contemporanea nell'isola non si possono fare confrontiŠ

"Esatto. Dodicimila visitatori sono un traguardo. E poi mostra dopo mostra aumentano. Ma è una lotta: per fare arrivare qui certi critici o certi galleristi devo impegnarmi a organizzare il viaggio".

Il Man non vive di sole mostre temporanee: c'è anche la collezione permanente, no?

"Il museo è un edificio più una collezione: senza uno di questi elementi non potrebbe esistere. La collezione permanente di arte sarda è necessaria, altrimenti avremmo un centro culturale, una formula anni '80 che oggi non potrebbe funzionare. Le mostre temporanee sono una possibilità in più, un'occasione per fare ricerca".

Chi ha deciso di investire soldi pubblici sull'arte contemporanea?

"La Provincia di Nuoro. L'ex assessore alla cultura, oggi presidente, teneva molto a realizzare una pinacoteca provinciale: era un progetto di cui si parlava da vent'anni. L'edificio, un bel palazzo dell'Ottocento a quattro piani, c'era. C'erano anche 400 quadri. Finalmente si fece il concorso per nominare un direttore e l'ho vinto io".

Come ha fatto? Lei è molto giovane

"Ho trent'anni. Ho vinto quel concorso perché ho un profilo professionale particolare, non da storico dell'arte ma da tecnico. Dopo la laurea in letteratura medievale ho fatto un dottorato di ricerca sull'arte medievale a Madrid. Sempre lì ho preso due master in museografia e museologia e ho cominciato a lavorare in qualche museo. Quando fu pubblicato il bando lavoravo al Mca di Sidney, in Australia. Al concorso mi iscrisse mio padre."

E dopo?

"Sono diventata direttore a 27 anni, e dev'essere stata dura per la giunta provinciale dare credito a una ragazzina. Però hanno investito un miliardo. Una cifra che è sembrata eccessiva a molti, anche a me. E poi è stato un continuo avanzare richieste".

Per esempio?

"La luce, l'elemento essenziale per fruire di un'opera d'arte, poi le condizioni per una buona conservazione e la sostituzione dei pavimenti: erano in marmo policromo lucido, praticamente uno specchio. Poi la richiesta più importante. "Rimango - ho detto - ma solo a patto che mi permettiate di selezionare personalmente i quadri da esporre e che di questa struttura facciamo un museo". Avuto il via libera, ho selezionato le 130 opere della collezione permanente e ho scelto il nome e l'immagine pubblica del Man. E infine c'è stato il miracolo".

Che miracolo?

"Tra l'assegnazione dell'appalto e i lavori di restauro, appena quattro mesi, dal luglio al dicembre '98. La ditta era ottima, e io ho seguito i lavori passo dopo passo".

Torniamo alla collezione.

"È un percorso nell'arte sarda del Novecento, suggestivo anche se non esaustivo. Poi si è via via ampliata attraverso le acquisizioni (Ballero, Delitala, Biasi) e le donazioni. Quelle degli artisti che hanno esposto temporaneamente: Basilé, Galliano, Frogheri, Ruiu. In più gli amici dei musei di Cantù ci hanno donato due opere di Munari".

Già, le mostre temporanee. La parte più rischiosa, sicuramenteŠ

"Quella che può anche non essere capita, come secondo me è successo per Chillida. Ma è lì che un museo dimostra di essere aperto al futuro".

.Marco Noce

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