Riflessione sui quadri di Secci
Tapie illustra il suo pensiero
Dire (( astrazione )) è abusare di un linguaggio ormai
codificato dal lessico estetico d'oggi in quanto il problema dell'immagine come criterio
di valore artistico è ormai fuori questione: ma se la struttura si è generalizzata per
lo meno al livello della forza (( coordinante )) degli (( spazi astratti )), il contenuto
che ne deriva deve essere del tipo (( artistico )) nel senso della teoria dei tipi
di Bertrand Russel e allora, si può investigare con profitto il problema specifico del
contenuto, completa immagine di referenza esteriore sorpassata, a beneficio della sola
immagine artistica e niente altro che artistica, purche sia particolarizzata da un artista
totalmente degno di questo nome.
Queste riflessioni mi vengono suggerite dai quadri di Secci, come fossero una loro diretta
emanazione qui dove gli spazi sono dei (( graticci )) irradianti una forza che va al di
là della prova di forza per diventare testimonianza tanto serena quanto ordinata d'una
struttura di forza essenzialmente artistica e particolarizzata. Lo spazio è
deliberatamente limitato, attorniato e la materia 10 asseconda concorrendo a una tensione
massima in giochi pieni di sensibilità (( metafisiche )) limitate e presenti con un
rigore formale assoluto e proprio per questo felicemente risolto: questo rigore testimonia
di una indipendenza creativa che supera inequivocabilmente una certa apparenza, questo
giovane pittore sardo sa come arrivare là dove ha deciso di tentare di arrivare.
Ho conosciuto Secci due anni fa tramite il nostro amico Roberto Grippa e da allora seguo
il suo lavoro col più alto interesse: nella confusione delle (( mode )) attuali che non
hanno alcun valore, un'avventura di rigore e di forza artisticamente tipicizzata ci
rassicura sull'avvenire stesso dell'arte e di quello che l'estetica salvaguarda di
essenziale.